BONARDA OLTREPÒ PAVESE TRONCONI


Il Bonarda dell'Oltrepò Pavese (uso sempre il maschile per indicare c il vino e il vitigno; il femminile se cito Puva) è il vino primo amore, quello cioè che, improvvisamente e senza che quasi me l'aspettassi, mi ha introdotto nel mondo affascinante dell'enologia c mi ha indotto a scrivere articoli e libri. Il mio amore per il vino è nato per scommessa. Un mio carissimo amico, Elio Franceschetti, mio vicino di casa a Pozzol Groppo, sul crinale che divide l'Oltrepò dall'Alessandrino, mi disse un giorno che il Bonarda era vino di terz'ordine. Poiché ne avevo invece assaggiati dei superbi pro-rio negli ultimi mesi, scommisi con lui che gli avrei fatto cam-iare parere. Correva - come si legge nelle cronache auliche - l'anno del Signore 1971. E fu proprio in quell'anno che cominciò a infuriare in me la passione per i buoni vini. Di buona lena mi misi a cercarli, convinsi rapidamente l'amico, e prese abbozzo il mio primo libro, I vini dell'Oltrepò Pavese appunto, che vide la luce nel dicembre del 1974. Ebbene, proprio il Bonarda di Edmondo Tronconi, che qui descrivo in scheda, fu quello a farmi vincere la scommessa e di conseguenza a farmi innamorare dell'avventurosa vicenda enoica. L'azienda Tronconi conta più di un secolo di esperienza, e ha sempre prodotto il suo vino con i tradizionali procedimenti e la più coscienziosa cura, puntando soprattutto sulla rigorosa scelta delle uve nel tempo della vendemmia. E poiché la zona di Rovescala è, tra tutto l'Oltrepò Pavese, quella che ha maggior fama per le uve rosse, la profonda conoscenza dei Tronconi circa i modi della coltivazione della vite, l'età dei vitigni e le caratteristiche dei terreni è la sicura garanzia della genuinità e della bontà dei loro prodotti. Ed è importante anche sottolineare che viene sottoposto a invecchiamento di tre anni, in botti di rovere di Slavonia, soltanto il Bonarda delle migliori annate. È un vino quindi frutto di una rigorosa selezione e prodotto in quantità non rilevante. Le uve da cui. nasce (bonarda o croatina, barbera e uva rara) già stanno a indicare la destinazione: è un vino infatti « sostenuto », di grande nerbo e di stoffa nobile ma corposa, lieto compagno di un pasto sostanzioso; con gli arrosti e la cacciagione non teme confronti. E se sul fondo della bottiglia il consumatore troverà depositi, non si spaventi ma anzi ne gioisca: è il segno tangibile che il vinificatore non ha tradito i metodi tradizionali di produzione e di invecchiamento. Avrà davanti a sé un esempio di genuinità secolare.

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